La ricerca.
La luce è una delle grandi matrici dell'esperienza estetica che configurano il nostro immaginario. Se prendiamo alla lettera la lezione di Tanizachi essa rappresenta l’archetipo che è in grado di spiegare le differenza fra l'estetica orientale e la nostra: “Ma perché poi piace tanto a noi Orientali la bellezza che nasce dall'ombra? Anche gli occidentali sono vissuti per lunghi secoli senza elettricità, senza gas, senza petrolio. Non credo, però, abbiano mai amato l'ombra come noi. Persino i loro fantasmi sono diversi dai nostri…”.
La cultura dello SHOJI, è l'arte di filtrare le radiazioni di luce per mezzo di fogli di carta di riso. È una tecnica che mira a manipolare soprattutto la densità dei fenomeni di luce. Il risultato sono diversi gradi di penombra soprattutto visibili nella conformazione dell'ambiente domestico giapponese. La casa viene infatti concepita come una serie di filtri posti concentricamente rispetto al proprio cuore. Man mano che dalla periferia si procede verso l'interno aumenta la densità della luce che diviene progressivamente più intima
Scrive Tanizachi: "La sua vera funzione non è forse quella di filtrare ogni luce che venga dall'esterno, di soffocarla, di spossarla? V'è qualcosa di trasognato e doloroso nel debole, smorto riflesso che ne trapela. La luce viva ha dovuto attraversare ombre di spioventi e di verande, prima di raggiungere il suo scialbo filtro di carta; stremata ora languente e senza più forza di illuminare si limita a disegnare su un fondo buio i vaghi contorni dello shoji. Quante volte, immobile davanti a una di queste finestre, ho meditato sull'enigma di una luce senza bagliore".
L'installazione.
Nella ricerca di nuove forme di luce abbiamo trovato un “effetto”, un “evento” derivante da una “situazione” e da un “fenomeno”. La questione della “fenomologia” sulla quale si è basato il gruppo consiste esattamente in questo: una situazione in cui la “light-box” è posizionata al centro di una stanza. Il quadrato si apre su due lati, crea un varco, al centro la sosta. La situazione interagisce con il fenomeno luminoso, la luce viene proiettata sui lati esterni, i diversi materiali filtrano e manipolano il fenomeno luminoso.
L’effetto derivante dall’evento: all’esterno del quadrato tutto è visibile, direzionato, brillante, caldo. All’interno resta il calore, la luce diventa ombra densa, nebulosa, invita alla sosta.
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